PIEVE

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POLAROID

mercoledì 19 dicembre 2007

LA VERITA' DEI CONTI

Y el mundo, a la mejor, apartenece a los contables.
Evita Peron
Una somma di esattezze non dà ancora come risultato una verità.
Ernst Jünger

A Giacomo Frittoli, ragioniere

“Ragioniere, ragioniere, non faccia così…”
L’uomo del nord si guardò attorno smarrito. Solo sorrisi incoraggianti e cenni di amichevole accondiscendenza. Tornò a fissare il Direttore, che prendeva appunti con aria indifferente, poi alzò lo sguardo su di lui, gli sorrise benevolo, agitò con pigra solerzia la capigliatura scomposta, si accomodò il nodo della cravatta e sospirò.
Citti, il responsabile del Bilancio, proseguì insinuante: “Vede, ragioniere, qui i conti non li controlla nessuno, le tabelle non le vedono proprio. Si soffermano sui segni più o meno di certe voci, e poi vanno subito a guardare il risultato finale, che è quello che conta. Se siamo in pareggio sono contenti, ma un po’ di dubbi gli restano. Un bel disavanzo è quello che ci vuole: modesto, e per questo credibile. Insomma senza esagerare.”
Nella piccola sala si adagiò un silenzio teso. La luce del sud sembrava trapassare i muri e gli schermi dei laptop aperti sul tavolo delle riunioni erano pallidi e sbiaditi. I numeri in filigrana come scritti su ostie parevano lontani e disposti a mutare pur di tornare in vita e acquisire consistenza.
E’ il dipinto finale che conta, la sua bellezza, pensava il Direttore, e i segni preparatori, la sinopia, quello che non si vede, conta poco; e si immerse nel ricordo dei quadri che amava, dimenticando l’uomo confuso che doveva assisterlo. Quella sorta di certificazione interna del bilancio, il primo importante che l’ASL da poco istituita doveva presentare, l’aveva chiesta lui, per incoraggiare al rigore e alla precisione nelle rilevazioni e nelle imputazioni ai vari centri di costo, per garantire un risultato veritiero e conforme ai principi della contabilità.
“Io lo farei grosso” intervenne Breda, del controllo di gestione. “Grosso che, mi scusi?” Il Direttore passò fulmineo ma infastidito dalle divagazioni su Domenico Piola e la scuola genovese alla riunione in corso.
“Un grosso disavanzo, ecco. Così facendo meglio potremo stare sotto dimostrando che abbiamo recuperato.”
Il consulente strabuzzò gli occhi: “Ma come meglio, ma come grosso?” e gli altri ma gli rimasero in gola. Lui aveva tenuto i conti della Bocconi, lui i numeri li sapeva usare e qualche volta piegare a strategie, piani, programmi, ma chiari, definiti, con tempi mezzi e obiettivi studiati con precisione. Qui non sapevano neanche cosa avrebbero fatto il mese dopo, e volevano aggiustare le previsioni.
“Perché?” aggiunse. “Perché taroccare il bilancio se non avete idea di di…”
“Su, ragioniere non faccia così” ripetè Nitti interrompendolo.
“Taroccare mi sembra un termine esagerato. Qui al sud non ha senso fare piani, si vive alla giornata, si fa quel che si può. Diciamo che con un bel disavanzo stiamo dalla parte del sicuro. E poi, mi scusi, le previsioni le facciamo partendo dai dati di consuntivo e quei dati lei sa meglio di me che sono imprecisi, incompleti.”
Il Direttore passò a contemplare la foto del suo cane sul cellulare, pensando che quell’ansia di precisione, di esattezza, quel bisogno di certezze era stato anche il suo, che dal nord avanzato ed efficiente era stato sicuro di trarre stimoli ed esempi utili, che arrivare alle sette in ufficio, due ore prima dei suoi dirigenti, gli era parso un mezzo garbato e convincente per mostrare a tutti come si deve governare una struttura complessa come quella. Guardò con affetto e rimpianto il ragioniere che veniva da lontano. Il cane gli sorrideva, la luce era immensa. Da fuori giungevano a tratti i gutturali e sgraziatissimi richiami dei ragazzi, che li facevano sembrare dei tedeschi. Tedeschi nazisti. Ma incazzati neri, e invece scherzavano. Al sud aveva scoperto che la realtà non è ambigua, ma plurima. Sono molte e tutte presenti, e di ognuna si può cercare la verità. Lo scetticismo è nato in Grecia e predicava non che la verità non esiste ma che ce ne sono troppe. Perché non scegliere quella più utile?
“Mondo fluttuante” disse.
“Prego?” ansimò interdetto il ragioniere.
“Un pittore giapponese dipingeva sempre le stesse cose. Sempre diverse. L’ASL è un mondo fluttuante in una realtà metamorfica. I numeri fluttuano. Il bilancio sono molti. Uno è più” concluse ermetico e involontariamente solenne il Direttore, scuotendo i riccioli bianchi.
Il consulente, gli occhi sbarrati, si alzò di scatto incespicando nel filo del computer. I numeri sullo schermo parvero danzare, poi sparirono. Una chiamata da Milano improvvisa. Un’emergenza, allegò borbottando. Doveva rientrare subito. Anche gli altri si alzarono. Il Direttore lo accompagnò alla porta e come faceva il Principe di Salina gli pose una mano amichevole sulla spalla nel mentre gli ripeteva mellifluo: “Si ricordi ragioniere. Mondo fluttuante”.
2007, inedito

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